Per Francesco l’imprenditore deve vivere la vocazione imprenditoriale “nello spirito della missionarietà laicale”.
Ma soprattutto – sottolinea il Papa – deve “avere una speciale attenzione per la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, che sono la risorsa più preziosa di un’impresa; in particolare per favorire l’armonizzazione tra lavoro e famiglia”.
Il riferimento del Pontefice è in particolare per le lavoratrici, per cui “la sfida è tutelare al tempo stesso sia il loro diritto ad un lavoro pienamente riconosciuto sia la loro vocazione alla maternità e alla presenza in famiglia”.
Ciò si traduce concretamente in “un’apertura e una vicinanza evangelica alle diverse situazioni di povertà e di fragilità”, portando avanti “programmi di promozione e assistenza” e incrementando “le numerose e benemerite opere concrete di condivisione e di solidarietà che sostenete in varie parti d’Italia”.
“Questo sarà anche un modo a voi proprio per mettere in pratica la grazia del Giubileo della Misericordia”, assicura il Pontefice. E, a braccio, prosegue: “Qualcuno di voi potrà dirmi: “Ah, padre, praticare la misericordia… facciamo un po’ di beneficienza…. No, non basta fare assistenza, non basta fare un po’ di beneficenza, questo non basta, questo forse è il primo passo”. È necessario, invece, “orientare l’attività economica in senso evangelico, cioè al servizio della persona e del bene comune.
“Pensate ai giovani – esorta Francesco – ma siate creativi nel creare opportunità di lavoro che vadano avanti e diano lavoro, perché chi non ha lavoro non solo non porta il pane a casa ma perde la dignità! E a tracciare questa strada contribuiscono anche le iniziative di confronto e di studio, che realizzate sul territorio”.
L’impresa è infatti “un bene di interesse comune”, ribadisce Francesco, e “per quanto essa sia un bene di proprietà e a gestione privata, per il semplice fatto che persegue obiettivi di interesse e di rilievo generale, quali ad esempio lo sviluppo economico, l’innovazione e l’occupazione, andrebbe tutelata in quanto bene in sé”.
Perciò le istituzioni in primo luogo, ma anche gli imprenditori, gli economisti, le agenzie finanziarie e bancarie e tutti i soggetti coinvolti, “non devono mancare di agire con competenza, onestà e senso di responsabilità”.
Economia e impresa hanno infatti bisogno dell’etica “per il loro corretto funzionamento”. “Non di un’etica qualsiasi”, sottolinea il Pontefice, bensì “di un’etica che ponga al centro la persona e la comunità”
Tratto da ZENIT.org : Città del Vaticano, 31 Ottobre 2015 – Salvatore Cernuzio
Anche le imprese e gli uffici dirigenziali delle aziende possono diventare “luoghi di santificazione”, se ciascuno garantisce l’impegno “a costruire rapporti fraterni tra imprenditori, dirigenti e lavoratori, favorendo la corresponsabilità e la collaborazione nell’interesse comune”.È chiaro Francesco con i membri dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID), ricevuti stamani in udienza in Vaticano: “In quanto associazione ecclesiale, riconosciuta dai vescovi, voi siete chiamati a vivere la fedeltà alle istanze evangeliche e alla Dottrina sociale della Chiesa in famiglia, al lavoro e nella società”.