Il primo tocco

Il primo atto, la prima impressione, la prima emozione che deve accompagnare l’incontro con la Chiesa, è l’immagine della prossimità di Gesù.

E la traccia indelebile che dovrebbe rimanere associata a questo incontro, dovrebbe essere quella di un contatto con Dio che rimane segnato nella memoria del corpo, fino a persuaderti che non te lo sei sognato, non te lo sei immaginato, non te lo sei costruito da te nella tua mente.

Il primo tocco di Dio è quello che non si scorda mai più.

Leggi il vangelo seguendo questo filo d’oro della prossimità di Gesù, in cui si forma l’apprendistato dei Discepoli: in presa diretta con la “fisicità” del contatto fra Gesù, i singoli, le folle.

Segui le sue parole, ma anche i suoi toni di voce, i suoi sguardi, i suoi gesti, le sue traiettorie e le sue fermate, il suo modo di mettersi in mezzo e di ritrarsi con discrezione.

Segui le sue mani, come si sporcano di terra a scrivere l’inconfessabile, che riporta ognuno all’umiltà del suo limite e del suo giudizio; o come fanno un piccolo impacco di fango che puoi lavare tu stesso, per riacquistare la vista e ogni altra liberazione dal male.

Segui il suo corpo, come fa barriera contro il disprezzo per il pubblicano e contro l’avvilimento della donna; come si raccoglie nella preghiera, come sta sereno nella tempesta, come si offre al posto dei discepoli nell’orto del tradimento, del fanatismo, delle lotte di potere.

Seguilo e impara come si scrive la parola di Dio nell’anima, lasciando nel corpo il segno della sua giustizia.

Tratto da Il tocco di Dio di Pierangelo Sequeri – avvenire.it