Il matrimonio stabile e perfetto, croce e delizia dell’uomo dagli albori del mondo, fa capolino, sorprendentemente, dietro a un premio asettico come il Nobel per l’economia.
E capita così di scoprire che dietro al riconoscimento ad Alvin Roth e Lloyd Shapley per le loro analisi sulla configurazione dei mercati e la dinamica della domanda e dell’offerta, ci sia un piccolo algoritmo messo a punto nel 1962 che permette di accoppiare in modo stabile, molto meglio di qualsiasi agenzia amorosa, online e non, le anime solitarie.
Modello teorico per cui, preso un numero dato di uomini e donne, ogni uomo sceglie fra le altre la donna ideale, e lo stessa fa lei, scartando i meno interessanti. A quel punto parte il secondo turno, dove i «rifiutati» si propongono a loro volta alle seconde scelte, secondo un procedimento di esclusione che alla fine seleziona, assicura Shapley, l’accoppiamento più stabile, perché tutte le ipotesi sono state considerate e non ce ne è una migliore.
Un meccanismo realista più che romantico destinato a lasciare cuori infranti sul campo ma anche a costruire con una certa solidità.E pazienza se alcuni si incaponiranno a pensare che da qualche parte nel mondo ci sia un Mister Darcy ancora da scovare, quelli sono i numeri primi, destinati ad assolo solitari nella matematica e nella vita, come ha raccontato nel suo romanzo d’esordio, «La solitudine dei numeri primi», Paolo Giordano.
In questi tempi incerti non c’è immagine più attrattiva di quell’algoritmo che promette stabilità almeno nella coppia. Anche se si sa che una coppia solida e solidale poggia su alchimie ed equilibri molto più complessi di un algoritmo.
Oggi lo scenario è affollato da matrimoni-lampo, da sodalizi a tempo che non reggono all’impatto con la ripetitività quotidiana che appanna gli ideali, e si rompono per un nonnulla.
Idea forza parecchio evocativa, dunque, quella della stabilità, anche a giudicare dalla intrigata curiosità che suscitano in società le coppie con alle spalle matrimoni di lungo corso quando scatta, indiscreta ma speranzosa, la domanda: «Qual è il segreto?».
Una risposta non convenzionale l’ha fornita il cantautore Roberto Vecchioni intervenendo sul Corriere nel dibattito scatenato da Paolo Conti sull’amore a 58 anni: lui ha svelato di «reinnamorarsi» della moglie Daria Colombo in modo diverso a ogni decennio.
Tratto da – Corriere della Sera – (17 ottobre 2012) di MARIA LUISA AGNESE “Quegli amori che sfuggono agli algoritmi”