Cristo risorto, “asceso in alto”, continua la sua opera, che consiste ora nel radunare e nell’edificare presso il Padre, dove Egli ci ha preceduto, tutto il suo corpo: l’umanità, che nella sua resurrezione ha visto cambiare radicalmente il destino della propria condizione.
Ma perché ciò avvenga e coinvolga la vita concreta di tutti gli uomini e tutte le donne fino alla fine della storia, fino “a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”, il Risorto ha bisogno di persone che non stanno “a guardare il cielo”: non gli servono la nostalgia, i rimpianti, gli incanti; non gli serve la chiusura in una fede che vede nel mondo solo nemici, ostacoli, limitazioni.
Gli servono testimoni che vivono nella storia con amore, fedeli fino in fondo come Cristo a quelli che il Padre ci affida; discepoli che, proprio perché sanno che il mondo è già di Cristo e che tutti i popoli sono ora suo popolo, vanno “in tutto il mondo” e fanno conoscere con gioia, pazienza e mitezza la buona notizia del vangelo a chi ancora non la conosce.
Gli servono persone che, con la forza del suo Spirito, affrontino i demoni di oggi, parlino i linguaggi della gente del nostro tempo, prendano in mano le situazioni più insidiose, raccolgano le sfide della quotidianità, nella fiducia che il Risorto è con loro.
Siamo di questi collaboratori, ciascuno secondo la propria vocazione, e “secondo la misura del dono” della grazia che da Lui ci è stata data?
Dai commenti di Gesù Redentore alla domenica di Ascensione