Violeacciocche

Fina aveva solo 15 anni quando le apparve S.Gregorio Magno. Il santo le predisse che l’avrebbe accompagnata da Gesù 8 giorni dopo, il 12 Marzo appunto, giorno della sua festa. Fina ne era devota e si preparò a quel giorno in cui puntualmente morì al mondo. 

Era il il 1253 a San Gimignano. Fina aveva trascorso gli ultimi 5 anni della sua vita sdraiata a terra su una tavola di legno a fianco al letto, a causa di una grave malattia che la costrinse a rimanere immobile.

Non si conosce il motivo di questa scelta eroica anche se, pare che nel periodo antecedente la sua malattia, ella fosse entrata nelle simpatie di un soldato, il quale, come pegno d’amore, le avrebbe donato un’arancia. Dinanzi al rimprovero dei genitori per l’accettazione di tale dono avrebbe in seguito scelto di giacere su quella rozza e dura tavola come segno di penitenza.

Durante la sua malattia perse il padre e successivamente la madre per una caduta accidentale. Nonostante queste avversità lei, nella sua povertà, ringraziava Dio e desiderava sempre più la separazione della sua anima per unirsi al suo sposo Gesù Cristo.

Col passare del tempo e con l’acutizzarsi della malattia, però, il suo corpo cominciò a piagarsi e ad un certo punto si attaccò al legno della tavola e la sua putrida carne divenne cibo per vermi e topi.

Conosciuta la sua vicinanaza al signore la gente del paese di s.Gimignano veiva a visitarla per chiederle delle grazi. Per riceverli Fina si faceva sorreggere la testa dalla sue nutrici Beldia e Bonaventura, che furono anche presenti, insieme a tal Cambio di Rustico, vicino di casa, al momento del trapasso. In quel momento si racconta che le campane abbiano suonato a festa senza che nessuno le movesse.

Si decise allora di portare il corpo nella Pieve Prepositura per salutarlo un ultima volta, ma quando fu staccato (con non poche difficoltà) dalla tavola di quercia, i presenti notarono che dal legno erano fiorite delle gialle viole a ciocche e che nella casa si era diffuso un fragrante odore di fiori freschi. 

Durante il periodo di esposizione al pubblico le vennero attribuite numerose guarigioni di malati fra le quali viene ricordata quella della stessa nutrice Beldia. La donna aveva la mano rattrappita a causa della fatica nel sostenere la testa di Fina durante la sua malattia. Mentre stava dinanzi al cadavere situato nel coro della Pieve, la mano della fanciulla morta si sollevò e le prese la sua guarendola.

Ma altri miracoli sono a lei attribuiti sia in vita che dopo la morte; come quando durante una passeggiata con due sue amiche udì il pianto di una bambina più piccola, Smeralda, questo il suo nome, che stava piangendo per aver rotto una brocca che la madre le aveva dato per attingere l’acqua alle Fonti. Mentre si era fermata a giocare con alcuni bambini aveva lasciato il recipiente incustodito che, rotolando, si era frantumato. Fina, forse allora di soli otto anni, le disse di ricomporre i cocci e di metterli sotto l’acqua: la brocca ritornò integra e si riempì.

Da ricordare anche quello che accadde a Cambio di Rustico, il vicino di casa di Fina, che si vantava di aver assistito alla fioritura delle viole sulla tavola al momento del trapasso. Il 12 marzo di alcuni anni dopo, quando tutti si astenevano dal lavoro per ricordare la poverella, si recò nel bosco a fare la legna e si ferì ad una gamba. Sofferente dal dolore chiese perdono alla Santa per non aver rispettato il giorno festivo cosicché la sua ferita si rimarginò e ogni pena cessò.

Da quel giorno, 12 Marzo non è più un giorno come gli altri a san Gimignano. Da allora fra le mura delle case della città e fra le fessure delle pietre delle torri fioriscono delle piccole viole dal colore giallo, segno che la terra di cui siamo fatti può essere fecondata da semi di Paradiso.