Quando giudichiamo un evento che sta per accadere e che ci coinvolge, partiamo in genere dalla nostra posizione, da ciò che possiamo perdere o da ciò che possiamo guadagnare.
In nessun caso lo esaminiamo mettendoci al posto di chi ne è l’attore momentaneo, per capirne le motivazioni.
Se lo facessimo scopriremmo che le nostre primitive valutazioni erano sbagliate.
Così nel caso dei migranti, i paesi di accoglienza si sforzano a trovare soluzioni globali che partono dalla convenienza a non perdere i vantaggi in loro possesso. Perché – è bene ammetterlo – nessuno ha convenienza ad accogliere un povero, un diseredato, un analfabeta.
Così leggiamo che c’è chi chiuderebbe le frontiere, chi le aprirebbe solo per chi possiede i requisiti, chi le farebbe aprire ai paesi vicini, promettendo di dar loro una mano.
Credere nel cambiamento vuole mettere in primo piano invece il desiderio profondo di chi si è messo in marcia e ha viaggiato per mesi per poi arrivare in un nuovo paese a chiedere aiuto.
Abbiamo sperimentato che l’aiuto richiesto è spesso alla nostra portata. Laddove non lo fosse, ricordiamoci che anche solo l’ascolto può produrre una svolta determinante.
Se chiedessimo uno ad uno cosa vorrebbero saremmo spiazzati, accorgendoci che vogliono solo vivere e non morire facendosi saltare per aria.
Il problema allora siamo noi che non li accettiamo per quello che sono, li allontaniamo come se il problema fosse spaziale, siamo chiusi nel nostro ricco recinto.
Siamo come quei vignaioli malvagi della parabola di Marco: il padrone aveva costruito per loro un podere ricco e produttivo ed era partito per un paese lontano. Quando poi mandò i suoi servi a riscuotere la sua parte che evidentemente serviva a mantenere anche i servi, i vignaioli li malmenarono e li rimandarono indietro, facendosi padroni di ciò che era stato donato loro.
La domanda finale che Gesù rivolge ai farisei che lo ascoltavano, è terribile: “Cosa farà di loro il padrone quando tornerà?”
Per non sentirci rivolgere questa domanda oggi l’unica cosa è non stare anche noi nella fila dei farisei.
