«Cominciamo dal tunnel di luce?».
Umberto Scapagnini — già sindaco di Catania e medico personale di Silvio Berlusconi, che definì «tecnicamente quasi immortale» —, non vede l’ora di raccontare i suoi ultimi mesi, «un incrocio tra un’esperienza scientifica e una spirituale».
La storia comincia nel 2007, quando scopre di avere un melanoma. Operato da Ferruccio Fazio, che ancora esercitava, si riprende. Ma dura poco. Lascia Catania e arriva in Parlamento. Lo stesso giorno subisce un terribile incidente stradale. Ricucito al San Camillo, si riprende alle Comore, dove studia i lemuri.
Ma al ritorno riscoppia il cancro. La reazione a una cura lo conduce in fin di vita: «Avevo 5o di pressione, 20 di frequenza e 6,8 di ph: dati incompatibili con la vita». Finisce in coma per sei mesi. Ed ecco il tunnel: «Lo vedo: la sorgente di felicità, di pace. Il tunnel di luce, come l’ha dipinto Bosch. A un certo punto mia madre, che era morta da un anno, mi prende per la mano sinistra. La destra me la prende padre Pio, che mi rimprovera: “Guagliò, tu che stai facendo? Devi seguire la volontà del Signore». E così si sveglia.
Ma neanche padre Pio basta e Scapagnini torna ancora in coma. «Mi danno due volte l’estrema unzione. A Catania arriva la notizia della mia morte e mettono in pagina il coccodrillo. A mezzanotte il contrordine: sono vivo». Dal coma esce a poco a poco. «Sentivo qualcuno urlare: Umberto, Umberto! Salivo come in ascensore e mi svegliavo.
Ma pesavo 55 chili, ero paralizzato e non respiravo più». Molti mesi e otto metastasi dopo, Scapagnini è un uomo nuovo e in attesa dell’uscita della sua autobiografia («Il cielo può attendere», Mondadori), è pronto per un’altra battaglia: «Quando mi sono svegliato mi sono chiesto: perché sono tornato? In fondo ho vissuto molto e bene».
Perché, dunque? «Per dare un segnale di speranza e spiegare che il testamento biologico è un errore. Io prima della malattia lo avrei firmato. Ero ancora un credente blando, pensavo che fosse giusto spegnersi dolcemente, se non c’era speranza. Ma ora dico che non è vero, che bisogna combattere. Che nessuno è irrecuperabile».
giovedì 3 marzo 2011 – Corriere della Sera – Tratto da DAL COMA AL “TUNNEL DI LUCE”. IL RITORNO DI SCAPAGNINI: “GIUSTO LOTTARE FINO ALLA FINE”