La prima volta che finì in panchina, per colpa di un infortunio, Emilia aveva 18 anni e da 7 giocava in serie A.
Nata nello stesso Paese della ginnasta Nadia Comaneci, come lei già da ragazzina ha toccato i vertici dello sport: «non esistevano categorie separate: se eri bravo, ti prendevano e ti facevano giocare». Mancina come il Maradona dei Carpazi, Gheorghe Hagi, suor Emilia ha all’attivo 25 gol. Una volta segnò da 32 metri: «Non mi accorsi che la palla era entrata – racconta – Quando tutte le compagne gridarono capii che si era infilata nel sette».
Poi la chiamata, non dal ct della Nazionale, ma per qualcosa di più profondo: «Mi presentai all’istituto, in Romania, in un giorno di pioggia: avevo una coda come Roberto Baggio, fradicia». La piccola scuola calcio (nome: ‘Tre Arcangelì, come l’unità pastorale in cui si trova) «è un modo per far incontrare il Signore – spiega – È un momento in cui si parla di nuova evangelizzazione, no?».
«Quando sono arrivata – racconta suor Emilia – mi sono accorta che in chiesa venivano solo anziani. Allora a un convegno avvicinai il vescovo Simone Giusti e gli dissi: secondo lei possiamo fare una squadra per ragazzi scartati o che non vengono fatti giocare?».
Dopo le autorizzazioni dei superiori ecco la squadra: 14 giocatori dai 7 ai 18 anni (4 femmine e 10 maschi).
«Il calcio trasmette gioia – dice – Se un ragazzo è triste perchè non lo fanno giocare c’è qualcosa che non funziona. Invece con il gioco si possono trasmettere i valori: il rispetto di sè e degli altri, l’amicizia, la gioia di stare insieme e di conoscersi. Alla fine vorrei avvicinare i ragazzi al mondo del volontariato: il centro mondialità, Sant’Egidio, la Caritas».
Il Tirreno.it – La calciatrice si fa suora: «Mi ha convocata Dio»
Per dieci anni ha giocato nella serie A femminile di calcio e la Nazionale rumena la cercava. Ma il pallone non era più sufficiente: «A 21 anni ho sentito che lo sport mi stava dando solo gioie momentanee e che avevo un vuoto dentro. Poi ho scoperto che ero stata convocata da Dio per una missione». Così l’allora giovane centravanti del Selena Bacau, lasciò un futuro scintillante e prese i voti: diventò suor Emilia Jitaru ed entrò nell’istituto delle Maestre Pie Venerini.