Hanno fatto il loro ingresso sul palco dell’Ariston come calciatori annunciati dallo speaker allo stadio. Carlo Conti pensava di cavarsela con la solita passerella, che sarà mai: una donna cannone, un fenomeno da baraccone non fa male all’audience. E poi sai che bel Festival: di qua la famiglia numerosa, di là il travestito Conchita: son contenti tutti e il palco di Sanremo riunisce l’Italia. Troppo facile.
Invece la famiglia Anania, da Catanzaro, 16 figli 16, la famiglia più numerosa d’Italia, ha spiazzato l’altezzoso pubblico sanremese con una frase che proprio non doveva uscire in prima serata, sull’ammiraglia della Tv di Stato, tra un Tiziano Ferro pronto a occupare la scena e una bellona spagnola rossa come una banderilla. Il primo applauso è previsto da contratto.
Ed è stato quando il papà Aurelio ha ricordato che il vero applauso va «fatto al Signore perché tutto questo è opera di Dio», ha detto lui sorridente e spaesato ricordando che una famiglia di 16 figli 16 non è né normale né straordinaria, ma è straordinariamente normale, come ha tagliato corto dopo mamma Rita. Ma poi papà Aurelio ha voluto “esagerare” e ha detto ciò che non doveva dire: «Siamo così grazie al Signore» e giù risate e mormorii imbarazzati da parte del pubblico.
Poi, sempre Aurelio ha insistito: «Quello che ci fa straordinari è la presenza di Cristo che abbiamo tutti nel Battesimo». Gelo in sala, un gelo così tetro che non calava sull’Ariston da quando vinsero i Jalisse.
Ma Carlo Conti sa che bisogna fare alla famiglia Anania la domanda delle domande, quella più facile, quella che non si deve mai fare per paura di scoprire che le famiglie numerose sono umane, terribilmente umane. «Come fate a campare?». Forse il pubblico si aspettava che papà Aurelio dicesse che ci pensano i fondi neri del Sisde, diversamente non si spiega l’enorme e crassa risata degli invitati quando il capofamiglia ha rotto il tabù: «Semplice, c’è la Provvidenza. É tutto grazie a Dio».
In sala le signore con pelliccia guardano in basso, qualcuno abbozza un commento: i cumenda tossiscono per cavarsi di imbarazzo. Provvidenza? Chi era costei? sembrano chiedersi gli attoniti ospiti della rassegna canora. Al che Conti, che bravo è bravo e l’imbarazzo lo sa gestire meglio di Galliani dopo l’ennesima domanda su «perché Bonera?» rompe gli indugi e chiede qual è la canzone preferita di Sanremo.
Il figliolo, uno dei tanti parla a nome della comitiva: «Gli occhi verdi dell’amore, perché nostra mamma ha gli occhi verdi». Tutto preparato certo, decisamente nazionalpopolare, ma almeno vero: canto, sguardo commosso e pubblicità, si volta pagina con altri casi umani.
Tutto ciò, lo scandalo, il risolino, l’imbarazzo dello star system di fronte a quelle parole Gesù, Spirito Santo e Provvidenza, che secondo regole teologiche ormai autoimpostesi dal cattocomunismo di cui siamo imbevuti, devono rimanere nel privato.
Tratto da “Quella famiglia che al festival parla di Dio” di Andrea Zambrano – 12-02-2015 – La bussola quotidiana