Il 30 settembre 1897 muore una giovane monaca carmelitana al carmelo di Lisieux. Al suo funerale vi partecipano circa 25 persone: una breve esistenza trascorsa nella semplicità, nel nascondimento, tutta dedita a perseguire l’ideale d’amore per mezzo di piccoli fiori raccolti e donati al suo Sposo nel segreto della sua quotidianità ripetitiva. Teresa non aveva ricevuto nessun dono straordinario, nella sua vita non si evidenzia nessuna manifestazione soprannaturale, se non la straordinaria determinazione con la quale aveva deciso di dare amore. Era entrata al Carmelo all’età di quindici anni raggiungendo le sue due sorelle maggiori, Maria e Paolina, che già da tempo avevano attraversato la soglia della clausura del carmelo di Lisieux. Ben presto si unirà al terzetto anche la sorella Celina, mentre Leonia, la terzogenita dei coniugi Martin, intraprenderà un cammino da religiosa presso il Monastero della Visitazione di Caen. Tutte le figlie di Zelia Guèrin e Luigi Martin (dei quali è in atto la causa di beatificazione ) sono colti e trapiantati nel “giardino dello Sposo delle vergini”.
Teresa trascorre nove anni al Carmelo per morire di tubercolosi all’età di ventiquattro anni. Come era usanza dell’epoca, la priora del monastero scrive un necrologio da inviare a tutti i conventi per raccomandare l’anima della defunta alle preghiere delle consorelle. Si decide di allegare il racconto della sua vita che Teresa aveva scritto per obbedienza. Vengono stampate 2000 copie, la maggior parte delle quali resta al monastero in attesa di essere vendute: ci si domanda come si riuscirà a trovare tanta gente interessata alla storia di una monaca sconosciuta. Eppure nel giro di pochi mesi tutti i volumi vengono venduti e nel mese di giugno 1899 fu necessario stampare una seconda edizione poiché le richieste superavano le capacità organizzative delle monache. Ma non solo: la circolare necrologica uscì fuori dai confini della Francia e Teresa fu conosciuta in breve tempo in tutto il mondo. Imprevedibilmente la su “Storia di un’anima” fu tradotta in più di cinquanta lingue e dialetti e divenne necessario stampare ripetutamente nuove edizioni in un numero di copie sempre crescente. Cosa c’è in questo libro da sconvolgere gli animi, da produrre una sete di Dio di tale portata?
Eppure Teresa lo scrive semplicemente per le sue sorelle che desideravano ricordare i fatti della loro infanzia: Teresa obbedisce alla richiesta della sorella Paolina, Madre Agnese priora del monastero, fatta una sera d’inverno dell’inizio del 1895. Con fatica riempie quasi tre quaderni (Manoscritto A ) nella convinzione che resteranno all’interno della sua cerchia familiare: “Madre mia, vengo con gioia a cantare presso di lei le misericordie del Signore…E’ per lei sola che scriverò la storia del fiorellino colto da Gesù, e dunque parlerò con confidenza, senza preoccuparmi dello stile, né delle numerose digressioni che dovrò fare”. Il 20 gennaio 1896 Teresa consegna questo suo primo racconto a Madre Agnese in occasione della sua festa la quale, però, non avendo tempo, lo leggerà solamente alcuni mesi più tardi. Teresa non scrive una semplice biografia, non si tratta di una trascrizione cronologia degli avvenimenti della sua vita: la richiesta di questo lavoro coincide con una scoperta decisiva fatta da Teresa. Dopo un lungo periodo di ricerca e di aridità, Teresa fa esperienza dell’Amore Misericordioso di Dio: in opposizione alla mentalità del suo tempo ossessionato da un cammino di dura ascesi impregnata di penitenze e privazioni per la Giustizi Divina, Teresa guarda il volto della Misericordia e ad esso si offre come vittima d’amore con il solo desiderio di amarlo e di farlo amare. Niente più timori, niente più sacrifici autoimposti, niente più affannosi accumuli di atti virtuosi per aspirare ad una ricompensa, ma tanti e ripetuti piccoli gesti di puro amore per il suo Dio, tanti piccoli fiori raccolti e donati gratuitamente, per fargli piacere! Teresa scopre “la piccola via” per andare dritta a Gesù e, nello scrivere, rilegge tutta la sua esistenza sotto la presenza di questo Amore Misericordioso che la sorregge con un intervento continuo di grazie inaspettate: “Farò una cosa sola: cominciare a cantare quello che devo ripetere in eterno: Le misericordie del Signore!…”. Le grandi prove del passato ora sono raccontate e riconosciute come “grande ricchezza” e la presenza del Dio misericordioso dentro la realtà è la verità che viene comunicata con immediatezza sconvolgente al lettore meno superficiale.
Il manoscritto A, però, risulta incompleto: quando Madre Agnese finalmente lo legge constata che la vita religiosa di Teresa è solo accennata, essendosi limitata ai racconti della sua infanzia fino all’entrata nel Carmelo. Era necessario che il lavoro venisse ripreso e completato, ma erano subentrati degli ostacoli di seria natura. Durante la settimana santa del 1896 si manifestano le prime emottisi: Teresa è malata di tubercolosi e le sue condizioni fisiche degenereranno velocemente tanto che non potrà più partecipare come prima alla vita comunitaria. Inoltre Madre Agnese non è più priora e per continuare lo scritto è necessario il permesso di Madre Maria di Gonzaga, eletta al suo posto. Così il 3 giugno 1897, con estrema fatica, riprende in mano la penna e completa il suo racconto indirizzandolo alla nuova priora: il nuovo manoscritto verrà in seguito denominato “C” poiché per la pubblicazione verrà inserita tra i due una lettera ( Manoscritto B ) scritta l’8 settembre alla sorella Maria. Il lavoro si interrompe nei primi giorni di luglio 1897 per l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche. La pubblicazione di questo scritto privato in breve tempo provoca una mobilitazione impressionante: il Carmelo di Lisieux è invaso da una valanga di lettere portatrici di domande di preghiere, di richieste di reliquie, di attestazione di miracoli ricevuti.
Siamo certi che la promessa fatta da Teresa poco prima di morire sia stata fedelmente mantenuta: “Sento soprattutto che la mia missione sta per cominciare: la mia missione di fare amare il buon Dio come io l’amo, e di offrire alle anime la mia piccola via. Se il buon Dio esaudirà i miei desideri, il mio paradiso trascorrerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”.
M. Concetta Bomba ocds
(Il Castello dell’anima, 30.09.06)
Rif: http://centrostudiedithstein.myblog.it/archive/2010/09/11/storia-di-un-anima.html