Vedete come succedono tutte le cose..un piccolo bar è in cerca di qualcosa di nuovo. La titolare Gianna sente nell aria questa parola “cambiamento”, “cambiamento”..Qualcuno dei nostri è andato a prendere un caffè lì da lei..Certo è interessante si dice..ma sarà vero? Poi qualche giorno dopo vede entrare un ragazzo che sapeva rovinato dalla droga, perché lo aveva conosciuto anni addietro lontano da lì. Stava venendo nel nostro ufficio..Ma dai! .. Il desiderio si anima: devo andare a vedere, si dice la Gianna. Così è venuta un giorno nella mia stanza e lì ha incontrato Maria. Sì mica me, Maria, proprio Lei. Mater Sanctae Spei, come diceva S. Alfonso. Allora è tornata nel suo bar e ha deciso di chiedere al comune di tenere aperto una sera fino alle 10. Era per giovedì, questo giovedì. Noi abbiamo fatto un pò di pubblicità qui su FB e anche in giro alle persone che incontravamo. La sera la gente ha cominciato ad arrivare, uno dopo l’altro, uno spritz, le tartine offerte a buffet, poi il riso, la pizza a pezzetti..un sorriso tira l’altro, arriva Maria Teresa dell’Ant con i suoi ragazzi aspiranti musicisti rock e incontrano Giorgio che nel passato ha fatto il Dj e stasera è lì con la sua Claudia in dolce attesa, e c’è il suo amico della radio e finiscono per comprarsi il libro. Ma qui si suona o si fanno dei figli? Si saranno chiesti. Speriamo entrambi, si saranno detti. Poi c’è Giampaolo che fa l’insegnante e mi parla di un libro uscito di recente, sulla fragilità del male. Sì il male è fragile qui stasera. La Milena che fa le pulizie e viene da Castefranco e ha preso la multa sull’autobus perché non aveva i soldi per il biglietto, e suo figlio Giuseppe sono seduti in un angolo: hanno finito la prima razione e non osano andare a riprenderne. La Gianna li vede e li serve. Allora prendo il cellulare e filmo, in sottofondo si sente la canzone di Chiara, “Il futuro che sarà”: “Portami a bere oltre le stelle, spiegami il senso, dimmi la verità profeta“.. Il senso, la verità erano davanti agli occhi miei e della Gianna, noi che poche sere prima per un’oretta abbiamo parlato di fede e di speranza in una stanza lì a due passi. Ma anche di suo marito che l’aveva delusa e al quale tirò un giorno un tegame pieno di tortelli che impresse la sua forma nel muro della cucina. E del lavoro come barista per tanti anni da sola, in giro per l’appennino e poi anche in un oratorio, una lotta continua con i parrocchiani. Un lavoro che oggi è diventato una condanna per mantenersi; troppa poca gente, dice, ha dovuto togliere il televisore perchè costa troppo la licenza e così i tavoli fuori, perchè troppo cara è ormai l’occupazione del suolo pubblico. “..Dimmi che qualcosa cambierà” finisce così la canzone di Chiara: è questa la richiesta di Gianna quella sera. Siamo alla fine dell’apericena. Milena sta per tornare a casa. Lei la ferma: <<aspetta, tieni>> le consegna un vassoio: le ha preparato il mangiare per domani. <<E giovedì prossimo ci rivediamo, ok?>>aggiunge. <<Certo>> Risponde lei. Il futuro che sarà, per Milena e per Gianna, è già cambiato.
Mater Sanctae Spei, dice S.Alfonso de’ Liguori, è la Madre, che fa nascere in noi, non già la speranza vana dei beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa dei beni immateriali ed eterni della vita beata.